martedì 5 febbraio 2013

Il matrimonio: un patto per la vita

Il matrimonio, secondo una recente determinazione dell’Assemblea nazionale francese, è "un accordo tra due persone di sesso diverso o del medesimo sesso". Di fronte a siffatta affermazione è d’uopo quantomeno evidenziare come dall’etimologia della parola emerga un significato che per nulla può adattarsi a una simile definizione. La parola mariage infatti, secondo Benoît De Boysson (dottore in diritto e ricercatore presso il centro di diritto della famiglia a Lione) deriva da maritare, da ricollegarsi secondo l’etimologia tradizionale a mas/maris (parola latina che indica il maschio) ma anche a matrimonium che designa in latino il matrimonio e deriva da mater, la madre (http://unionrepublicaine.fr/mariage-pour-tous-on-ne-peut-resoudre-les-maux-de-notre-societe-en-annihilant-le-sens-et-le-poids-des-mots/). È evidente che, sulla base di quest’ultima etimologia, anche la parola francese mariage, così come quella italiana matrimonio, reca in sé il senso della procreazione attraverso la donna che, natura vuole, sia resa madre da un uomo, il che esclude l’unione omosessuale. A partire da questa semplice considerazione appare evidente come nella recente determinazione dell’Assemblea Nazionale Francese vi sia un’insanabile e inaccettabile contraddizione in termini. Tra l’altro va da sé che la natura, da sempre, ha indicato all’essere umano la strada della sua piena maturità psico-fisica nella ricerca dell’altro sesso, con il quale può generare la vita e garantire la continuità della specie. L’incontro omosessuale, al contrario, può giustificarsi solo come una scelta culturale oppure come un’inclinazione genetica, che porta una minoranza di esseri umani a un’unione sterile, incapace di generare la vita. Perciò, fermo restando il diritto degli omosessuali di essere tutelati e accolti nel tessuto sociale, come sancito anche in sede europea, resta il fatto che non si possono forzare le leggi naturali impresse nel DNA dell’essere umano, con una legislazione che per non discriminare, diventa ingiusta non riconoscendo la naturale vocazione dell’uomo a unirsi a una donna, e viceversa, per generare figli e formare una famiglia. Sostenere che il matrimonio è la stessa cosa dell’unione omosessuale è falsarne il significato e adulterare la dimensione teleologica della natura umana. Al riguardo concordo pienamente con quanto l'Arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha detto nel suo intervento, lunedì 4 febbraio u.s., alla conferenza stampa sul tema Da Milano a Philadelphia: le prospettive del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Presentazione degli Atti di Milano 2012:  “Nelle diverse epoche storiche ci sono state trasformazioni talora anche profonde nell’istituto familiare, mai però è venuto meno il suo 'genoma', la sua dimensione profonda, ossia essere una istituzione formata da uomo-donna e figli. Per questo è urgente una attenta riflessione culturale e una più vigorosa difesa della famiglia perché sia posta – e con fretta – al centro della politica, della economia, della cultura, sia nei diversi paesi che nelle altre istanze internazionali e con il coinvolgimento anche dei credenti di altre tradizioni religiose e di uomini di buona volontà. È una frontiera che riguarda le fondamenta stesse della società umana. Di qui l’interesse straordinario della Chiesa soprattutto in questo momento storico".
Pier Vincenzo Rosiello

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