mercoledì 21 aprile 2010

Universalità romana, migrazioni e Chiesa

Intervento di mons. Marchetto al XXX Seminario Internazionale di Studi Storici -Da Roma alla Terza Roma

“La missione di Roma sta nel superamento del principio di nazionalità attraverso l’idea dell’universalità” queste parole di Rudolph von Jhering riassumono l’idea conduttrice del XXX Seminario Internazionali di Studi Storici - Imperi e migrazioni. Leggi e continuità - Da Roma a Costantinopoli a Mosca, la cui seduta inaugurale si è tenuta il pomeriggio del 21 aprile nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio. I Seminari si svolgono sin dal 1981 con l’appoggio dell’Università di Roma “La Sapienza” e del CNR, anche nel quadro dell’Accordo con l’Accademia delle Scienze di Russia.
Dopo il saluto introduttivo dell’Assessore alle politiche culturali del Comune di Roma Umberto Groppi, sono intervenuti il Rettore della Sapienza Luigi Frati e il Vicepresidente del CNR Roberto De Mattei. Tra i discorsi quello del Segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti Mons. Agostino Marchetto, del Direttore dell’Istituto di storia russa dell’Accademia delle scienze di Russia Andrej N. Sacharov e del Vicepresidente dell’Accademia Romena Dan Berindei.
“La cittadinanza romana non è fondata né sull’origine, né sul territorio – ha detto mons. Marchetto – ogni uomo senza distinzioni etniche o religiose può acquisirla”. L’arcivescovo richiamandosi al fondatore belga della Società Internazionale dei Diritti dell’Antichità Fernand de Visscher ha evidenziato come il concetto originario di cittadinanza nel diritto romano sia per la sua elasticità un luogo d’unione tra i popoli mentre quello moderno sia per la sua rigidità un elemento di divisione e d’opposizione. Risalendo la storia fino al IV e V secolo, mons. Marchetto ha spiegato, parlando delle razzie e delle violenze portate dai barbari nell’occidente romano, come lentamente la Chiesa superò la crisi e riconobbe nelle migrazioni di nuovi popoli un segno dei tempi. Si assistette così a un cambio nella strategia pastorale: “Se nei primissimi secoli essa si era rivolta particolarmente al mondo greco-romano con un’opera di inculturazione, successivamente, con le invasioni barbariche, la Chiesa la trasforma in acculturazione, specialmente con l’insegnamento della Sacra Scrittura e del Patrimonio classico che tramanda”. Questo atteggiamento dei cristiani contribuì alla nascita di intellettuali tra le popolazioni celtiche, germaniche, scandinave e slave, facendo fiorire le letterature in lingua romanza e una civiltà europea.
Passando dal passato al presente l’Arcivescovo ha esaminato le criticità del fenomeno migratorio via mare rispetto alla prassi e alle normative dei Paesi Mediterranei: “Le intercettazioni e i decentramenti operati dalle autorità europee in molti casi rendono impossibile a migliaia di persone di raggiungere la costa nord del Mediterraneo, o persino di lasciare il loro Paese di origine o di transito”. Tutto questo a volte con violazione della dignità e dei diritti umani, come il principio di non refoulement per quanti fuggono da persecuzioni e il giusto processo.

di Pier Vincenzo Rosiello

giovedì 15 aprile 2010

Pedofilia e omosessualità: il Card. Bertone non ha tutti i torti

Sui casi di pedofilia di alcuni sacerdoti legata alla omosessualità il Card. Bertone non sbaglia. Nella fattispecie si tratta di un rapporto omosessuale con minori, comune anche nell’antichità, basti pensare al Satiricon di Petronio Arbiter, in cui si parla, neppure troppo velatamente, dell’amore omosessuale tra Encolpio e il fanciullo Gitone conteso da Ascilto. Evidentemente nei periodi di crisi morale lo scadimento dei costumi porta ad alcune devianze della sessualità che non sono proprie del sacerdote ma comuni a molti uomini, omosessuali e non. Basti pensare all'imperatore Tiberio durante il suo soggiorno a Capri, secondo quanto ci dice Svetonio. Non penso che il Segretario di Stato volesse discriminare in alcun modo gli omosessuali o addossare loro crimini non commessi. Credo che si sia limitato a constatare il tipo di reato consumato dai preti pedofili che nasce evidentemente da un rapporto di tipo omosessuale. Personalmente penso che il sacerdote, in virtù della sua vita improntata alla castità, dovrebbe essere meno esposto a questo tipo di peccati - d’altronde i casi accertati sono ancora pochi - che, giustamente, la giustizia italiana annovera come delitti proprio allo scopo di tutelare i minori, che sono più deboli. Tra l’altro la loro sessualità non è ancora matura e pertanto hanno bisogna di maggiore tutela. Io sono contento,da cattolico praticante, che il Papa abbia assunto – sicuramente alla luce delle parole di Gesù che nel Vangelo condanna pesantemente chiunque scandalizzi i più piccoli – una linea dura nei confronti dei sacerdoti che si siano macchiati di simili nefandezze. Ma non trovo giusto amplificare i fatti arrivando quasi a organizzare, consapevolmente o inconsapevolmente, un attacco mediatico alla Chiesa e al Pontefice con gravi conseguenze per la loro immagine e offesa grave nei confronti dei credenti. Anche questa è violenza, tra l’altro ingiustificata dato che i vertici ecclesiastici sono determinati, anche senza flash e interviste a intervenire con provvedimenti radicali, come la riduzione allo stato laicale dei preti pedofili. Errare humanum est. Anche la Chiesa sbaglia e impara dai propri errori, ma su di Essa le forze del male non prevarranno perché la sua forza è Cristo misericordioso che rimette i peccati e converte i peccatori, cambiando loro il cuore e la mente.

Pier Vincenzo Rosiello