Il Santo Padre ha nominato
monsignor Benedetto
Tuzia, da 6 anni ausiliare della
diocesi di Roma per il settore ovest, alla guida della diocesi di Orvieto -
Todi. La notizia è stata resa pubblica dal cardinale vicario
Agostino
Vallini questa mattina alle 12 nel
Palazzo del Vicariato. Il 30 giugno l’ingresso in
diocesi
Nato a Subiaco il 22 dicembre 1944, monsignor Tuzia è stato
ordinato sacerdote del clero diocesano dell’abbazia sublacense il 29 giugno
1969. Compiuti poi gli studi presso la Pontificia
Università Lateranense , nel 1971 si è
trasferito nella Capitale e dal 1° settembre 1980 è entrato a far parte del
clero della diocesi di Roma. «Questa
Chiesa - ha sottolineato il vescovo - da 43 anni mi ha accolto con amore. E mi
ha insegnato a essere prima prete e poi vescovo. Ora che me ne vado, la romanità
rimane in me, innestandosi in un’altra esperienza». Vicario parrocchiale
prima a Santa Chiara poi a Nostra Signora di Guadalupe, dal 1987 al 2003 il
nuovo vescovo di Orvieto è stato parroco a Santa Silvia; quindi, dal 2003 al
2006, ha guidato la parrocchia di San Roberto Bellarmino. Il 28 gennaio 2006 è
diventato vescovo titolare di Nepi e ausiliare di Roma per il settore ovest,
ricevendo la consacrazione episcopale il 12 marzo.
«A don Benedetto - ha affermato il
cardinale Vallini - va il nostro augurio, che è quello di tutta
la città di Roma dove ha profuso il suo impegno prima come parroco e poi come
ausiliare. Gli assicuriamo il nostro ricordo grato nella preghiera e il nostro
affetto». «Accolgo con gioia ed
entusiasmo l’invito del Papa - ha dichiarato monsignor Tuzia davanti al personale del Vicariato
-. Prego perché questo mio nuovo compito
diventi un atto di amore anzitutto a Dio, pastore di tutto il gregge».
Ricordando
quindi il suo legame con la Chiesa di Roma, monsignor Tuzia ha rinnovato la sua «profonda gratitudine» per il cardinale
Vallini, «con cui ho condiviso la
responsabilità dell’episcopato, conoscendone la sensibilità pastorale»; ha
sottolineato il legame di fraternità con tutti i membri del consiglio
episcopale. E ha ripercorso il suo cammino di sacerdote e le figure di
riferimento che lo hanno accompagnato. Su tutte, il cardinale Camillo Ruini e
«la sua saggia e illuminata conduzione
della Chiesa di Roma e di quella italiana, il suo sguardo dall’alto sulla
realtà, la sua paternità». Oggi, ha concluso, «sono chiamato a servire questa Chiesa che
non conosco ma che già amo. Vivo il mio sì con grande libertà interiore: so che
la chiamata appartiene a Dio, e che sarà lui a guidarmi e sostenermi».
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